La parola vivisezione deriva dal latino e significa letteralmente “taglio vivo” . Mai definizione è stata più adeguata. Da decenni gli animali vengono impiegati nei modi più atroci in nome della sperimentazione scientifica. La cosa peggiore è che tutto questo gli viene fatto da vivi, senza dare loro la possibilità di ribellarsi e infliggendo loro delle atroci sofferenze.
Si dice che lo si fa per il progresso, per il bene umano, per la salute delle persone. La verità è che una pratica così barbara si potrebbe tranquillamente abbandonare per passare a dei nuovi metodi di ricerca rispettosi dei diritti degli animali e che portino del vero progresso.
Atrocità sulle scimmie
Tra gli animali maggiormente impiegati come cavie nei laboratori vi sono topi, maiali, cani e soprattutto scimmie. Queste ultime in particolare, rappresentano la specie più vicina all’essere umano nella scala evolutiva e esattamente come gli uomini sono in grado di avere dei sentimenti e soffrire.
Le povere scimmiette vengono tenute in gabbie, da cui escono solo per subire maltrattamenti quali:
- Avvelenamento da sostanze chimiche come farmaci e cosmetici;
- Induzione di malattie gravi
- Mutilazioni
- Esperimenti al cervello
Inutile dire che tutto questo è un’ingiustizia da fermare e, dato che le scimmie (come gli altri animali) non possono difendersi da sole, tocca all’uomo darsi da fare.
Le testimonianze dirette
Tanti negano che la vivisezione sia una realtà e la comunità scientifica si nasconde dietro la necessità di tali esperimenti per salvaguardare la salute umana. Molti però sono gli attivisti che hanno voluto lasciare delle testimonianze dirette sugli orrori che accadono in quei laboratori.
Una di queste è Michelle Rokke, un’attivista che nel 1996 per alcune settimane lavorò come infiltrata in un laboratorio scientifico negli USA e ha pubblicato i suoi Diari in cui racconta quell’esperienza:
“ogni singola scimmia della stanza 958 ha delle ferite - dalle fratture alla coda a dita quasi staccate - tutte causate da tecnici che le hanno maneggiate male durante gli esperimenti e le operazioni.”
“James era stressato; ha fissato a lungo la porta di ingresso della stanza e ha scosso la porta della gabbia per la frustrazione; poi mi ha guardata negli occhi e ha cominciato ad accarezzarmi.” (James era una scimmia).
Normativa e petizioni
Cosa si può fare per abolire tutto questo? Fortunatamente negli ultimi tempi sia la Comunità Europea che gli Stati Uniti hanno varato norme per cercare di sostituire o ridurre al minimo l’impiego di animali per la sperimentazione.
L’articolo 7.2 della direttiva europea 86/609/CEE afferma ad esempio che
"Un esperimento su un animale non dovrà essere eseguito se è disponibile un altro metodo scientificamente soddisfacente per ottenere il risultato cercato che non implichi l'uso di animali."
A questo si affiancano poi metodi di sperimentazione alternativi, ad esempio colture di cellule e tessuti umani o sistemi artificiali ricreati in vitro.
Tutto questo però non basta e devono essere le persone comuni a mobilitarsi per prime, non utilizzando ad esempio cosmetici testati su animali o dando voce alla propria opinione grazie ai social network. A questo proposito è nata la pagina Facebook Aboliamo la vivisezione, dove è possibile informarsi sull’argomento.
Per chi inoltre vuole dare un contributo attivo, è possibile firmare la petizione online creata da ORA, un’associazione nata nel 2016 per tutelare i diritti di tutti gli animali.
Autore: @fataarancio